C’è da dire che non bisogna considerare i più piccoli alla pari degli adulti, nelle abitudini legate al ciclo sonno-veglia. I bambini, infatti, soprattutto durante i primi mesi/anni di vita, vivono la distinzione tra attività diurne e serali in modo sfocato, non definito. I pianti improvvisi nel sonno possono esserne la prova (anche se, a volte, celano qualcosa in più).

“Il mio bambino piange nel sonno”: perché?

Per prima cosa, sarebbe importante riconoscere il tipo di pianto. A volte, i piccoli desiderano solo attenzioni o per un assurdo sfasamento temporale vogliono giocare, ecco spiegati i versetti simil-pianto; altre volte, invece, le lacrime non si contano e si può percepire chiaramente un segno di disagio che varia anche a seconda dell’età.

Tra le cause del pianto nel sonno dei bambini (dai 0 ai 10 anni) troviamo:

  • Dentizione. Chiunque ci sia passato, come genitore, lo sa bene: la dentizione spesso porta al risveglio notturno, non solo per il dolore, ma anche per il fastidio connesso allo spuntare dei primi dentini (come il prurito gengivale). Questo si verifica solitamente dai 3 mesi fino a un anno o più.
  • Mancanza di un programma di sonno e di una routine. Sebbene non sia necessario tenere conto di ogni minuto o creare un timer preciso, è vero anche che i bambini si adattano a dei cicli temporali; sta ai genitori capire come creare dei momenti dedicati al sonno e al relax. Avere una routine regolare, infatti, può aiutare a dormire durante la notte. A volte, la routine si spezza, per ragioni di vario tipo, e ci si trova a fare i conti con l’insonnia nei bambini.
  • Praticare una nuova abilità. Essere un bambino significa anche imparare nuove abilità. Parliamo, semplicemente – nel primo anno di vita soprattutto – di azioni come rotolare, sedersi, battere le mani, calciare, girarsi o mettersi in piedi. Bene, il desiderio di praticare queste azioni può manifestarsi anche di notte, durante la quale si memorizza, con un sovraccarico cerebrale che può causare risvegli notturni.
  • Ansia da separazione. Capita spesso, intorno agli 8 mesi, di notare quasi dei capricci nel bambino. Potrebbe, ad esempio, voler stare solo con mamma o papà e, anche di notte, accorgendosi dell’assenza di un genitore, piangere e andare in ansia.
  • Regressione del sonno. Molti bambini subiscono una vera e propria regressione del sonno dai 4 mesi in poi (che può presentarsi sino a un anno). Utile è parlarne col pediatra e seguire una sorta di allenamento del sonno.
  • Fame notturna. Forse, una delle condizioni più comprensibili anche dagli adulti. Va bene quando si è nella fase dell’allattamento ma, a volte, questo può diventare frequente anche crescendo. Attenzione, quindi, a non creare delle “cattive abitudini”, assecondando il bambino con spuntini fuori orario.
  • Disturbi vari. Ovviamente, il pianto può essere indotto anche da dolore o da malattie. Mal di orecchie, febbre, infezioni hanno in comune il sintomo del pianto notturno.

Pianti improvvisi nel sonno nei bambini: e se si trattasse di pavor nocturnus?

Pavor nocturnus, ovvero terrore notturno (o terrore del sonno), è una delle ragioni legate al pianto dei bambini di notte. Si verifica quando i più piccoli si agitano improvvisamente, mentre si trovano in uno stato di sonno profondo.

Durante una “notte di terrore”, i bambini potrebbero apparire come in preda al panico, con tachicardia, respiro veloce e sudore. Seppur apparentemente svegli e in lacrime, o addirittura in piedi, in questi casi i bambini stanno dormendo ed è il motivo per cui risulta vano ogni tipo di conforto.

Segni dello stato di sonno sono la confusione e le parole pronunciate senza senso, prima di stabilizzarsi dopo circa 10-15 minuti. Possono manifestarsi più volte in un mese e durare anche per settimane, per poi scomparire.

Una causa comune dei terrori notturni è la mancanza di un sonno di buona qualità. Inoltre, i bambini hanno maggiori probabilità di provare terrore, se non stanno bene. La febbre e alcuni farmaci possono aumentare la probabilità che ciò accada.