L’essere umano ne è vittima da tempo immemore, non solo nella realtà ma anche nella finzione: diversi personaggi letterari, protagonisti di romanzi ed epopee, soffrono di insonnia, come anche i loro autori.

Vediamo come l’insonnia è stata rappresentata nella letteratura attraverso i secoli.

I personaggi letterari che soffrono di insonnia

Anche nel regno della fantasia esiste l’insonnia: da Didone a Zeno, ecco tutti i protagonisti di opere letterarie vittime di insonnia.

Nel quarto libro dell’Eneide Virgilio racconta la travagliata storia d’amore tra l’eroe Enea e la regina di Cartagine, Didone: ella di notte non riesce a chiudere occhio, tormentata dall’amore per il troiano. Come capita molte volte, infatti, l’amore impedisce un riposo sereno, a causa delle forti emozioni e dei crucci che porta con sé: anche nel caso di Didone, leggiamo dai versi di Virgilio, “l’affanno non le concede di dormire”. E non è l’unica eroina mitologica a soffrire d’insonnia a causa delle pene d’amore: come lei, ne sono vittima anche Medea, protagonista dell’omonima tragedia, e la poetessa di Lesbo, Saffo.

Non è solo l’amore a ostacolare il sonno: pensieri e rimorsi possono tenerci svegli tutta la notte, come nel caso di Zeno Cosini, il protagonista de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, che alla fine si rivolge a uno psicanalista per risolvere la sua insonnia e le angosce che la causano, tra cui il rapporto conflittuale con il padre, il vizio del fumo, l’infedeltà nei confronti della moglie.

Un altro romanzo il cui protagonista ha problemi di insonnia è proprio Insomnia di Stephen King: Ralph Roberts infatti ha sempre più difficoltà a dormire in seguito alla perdita dell’adorata moglie, morta a causa di un cancro.

La notte senza sonno è lo scenario in cui è ambientato anche Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij: un giovane e solitario sognatore incontra una bella ragazza con cui si confida, e il rapporto con lei prosegue per le tre notti successive. In questo tempo c’è spazio solo per le parole e i sentimenti, non per il riposo.

Gli scrittori che hanno sofferto d’insonnia

Non solo i protagonisti dei libri soffrono l’insonnia: è capitato molto spesso anche a scrittori e scrittrici, che talvolta sono riusciti a completare le proprie opere anche grazie ai tormenti e alle veglie notturne.

Uno degli scrittori che fu colpito più duramente da questa patologia è Franz Kafka, autore tra le altre opere de Il processo e La metamorfosi. Egli rivela il suo disturbo del sonno nei suoi diari: leggiamo, tra i vari appunti: “19 luglio 1910: dormito, destato, dormito, destato. Vita miserevole. 21 luglio. Non posso dormire. Soltanto sogni e niente sonno. 2 ottobre. Notte insonne. Già la terza in fila”. Durante le sue notti insonni, Kafka scrisse diverse delle sue opere, oltre che – appunto – diari e lettere alle persone amate, tra cui l’amica Milena, alla quale confessa, sempre a proposito dei suoi disturbi del sonno: “le dico che da circa quattordici giorni soffro di un’insonnia che si fa sempre più forte”. Kafka ha sempre dichiarato che riusciva ad essere più creativo durante la notte, in particolare tra le 22.00 e le 3 del mattino quando il resto del mondo dorme, piuttosto che durante il giorno.

Un altro scrittore che per tutta la vita ha sofferto di insonnia è Vladimir Nabokov, autore di Lolita: ha sempre avuto difficoltà nel prendere sonno durante la notte, che egli definì “un gigante”, e anch’egli scrisse un diario in cui raccontò le sue vicissitudini notturne e appuntò i suoi sogni.

Probabilmente a causa dell’alcol, altre due celebri penne hanno dovuto fare i conti con l’insonnia (che però è stata complice del loro successo letterario): parliamo di Ernest Hemingway, che si dice iniziasse a scrivere – e a bere – alle 4.30 di notte (uno dei frutti della sua insonnia è certamente il racconto “La scomparsa di Pickles McCarty”), e di Francis Scott Fitzgerald, che riassume con questa frase il suo disturbo del sonno: “in una reale notte fonda dell’anima sono sempre le tre del mattino, giorno dopo giorno”.